Festa in cui, in compagnia, si celebra il vino novello, per i Salentini è un momento a dir poco sacro. I costi dei voli dalle principali colonie salentine d’Italia e d’Europa verso il Salento aumentano tra il 10 e il 13 novembre proprio per via dell’aumento della domanda.
Ma come si festeggia San Martino? Esiste solo nel Salento? Da che cosa e da dove provengono i suoi riti?
Rispondiamo a queste domande e scopriamo insieme come, nella festa di San Martino, c’entrino la ricorrenza cristiana, i riti pagani, i Celti, gli ungheresi, i francesi, i riti contadini e come, in questo giorno di novembre, si siano concentrati un numero enorme di avvenimenti diventati col tempo tradizioni e proverbi.
Ma andiamo per ordine:
Come si festeggia San Martino nel Salento?
Le caratteristiche principali della festa sono tre:
1 – “La radunata”.
Che sia ristorante, che sia a casa, non si sta da soli. Si sceglie la famiglia, oppure gli amici, ma si sta insieme.
2 – Lu Mieru (il vino):
Si beve vino, in particolare il vino novello.
3 – Alcuni cibi tipici del Salento:
Accio (sedano), rapecaure n’fucat (rape calde affogate) e, pittule (sulle quali abbiamo già speso più di qualche parola), i Turcinieddhri (involtini di interiora di agnello) e ormai tutto ciò che è tipico.
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Si festeggia solo nel Salento?
No, non solo.
In Italia le celebrazioni del vino novello e dei prodotti autunnali sotto l’egida di San Martino sono presenti in molte province della Pianura Padana e del Triveneto (soprattutto Venezia) e in Trentino Alto Adige. Nel Sud si festeggia in Sicilia e nel Salento. Meno nota e sentita è invece questa festa nel resto della Puglia e in altre regione del centro e sud.
In verità San Martino è molto sentito anche in Francia, in Germania, in Ungheria e in diverse aree della Scandinavia. In questi paesi si accendono grandi fuochi, si portano doni ai bambini, ci si scambiano auguri. Si festeggia ovviamente anche il vino, ma la festa è leggermente meno incentrata su questo aspetto.
I motivi di questa “disseminazione” e varietà di festeggiamento stanno tutte nelle sue origini.
Da che cosa proviene?
Secondo la tradizione moderna, a San Martino si celebra la generosità di un santo, prima soldato valoroso di origine ungherese, (motivo per cui la festa è molto presente in Ungheria), poi eremita e ascetico in Francia e infine Vescovo di Tours (motivo per cui si celebra in Francia).
Sappiamo che ha donato metà del suo mantello e dei suoi viveri ad un povero (manifestazione divina) ricevendo in premio la così detta “Estate di San Martino”, cioè quei 2-3 giorni spesso climaticamente più caldi di metà novembre, spartiacque tra l’autunno e il vero inizio dell’inverno meteorologico. Altro regalo dal cielo: il mosto che diventa vino.
In realtà tutti i riti legati a San Martino (il vino novello e la sua celebrazione, la convivialità, il banchetto) sono legati ad origini ben più antiche dell’istituzionalizzazione cristiana: infatti la festa dell’11 novembre nacque in Francia sovrapponendosi ai pre-esistenti riti del Capodanno dei Celti, il “Samuin”, ancora presenti nell’alto medio evo, che si svolgevano proprio nei primi dieci giorni del mese (sì, gli stessi da cui nasce Halloween). E per questo, San Martino ancora si festeggia in molte parti del centro Europa e in Scandinavia.
Celti a parte, le tradizioni cristiane già radicate facevano iniziare a metà novembre il periodo di digiuno e penitenza antecedenti il Natale e, dal momento che in questo periodo era necessario svuotare le botti per il vino nuovo, ecco che i contadini approfittavano di due giorni per godere dei prodotti della terra e terminare tutto il vino dell’anno precedente, condividendo momenti di gioia.
Sempre l’11 novembre accadeva anche un’altra cosa, nell’alto medioevo: scadevano i contratti d’affitto delle terre, più o meno ovunque. Per cui molti contadini dovevano traslocare o cambiare terra per lavorare e da qui deriva un modo di dire ancora molto diffuso in tutta la Pianura Padana che è “Fare san Martino” (fàa Sàn Martéen/fàa Sàn Martin, fèr Sàn Martèin) che vuol dire proprio traslocare o cambiare lavoro.
Infine, non si tratta di una festa solo di origine contadina: allo scadere dei contratti di affitto, bisognava saldare eventuali debiti con i proprietari terrieri, pagando anche con animali da allevamento. In Francia i più pregiati e richiesti erano le oche (e infatti a San Martino si mangia l’oca e il fois gras), in Spagna e Italia il maiale (da cui proviene anche il detto spagnolo “ad ogni maiale il suo San Martino”).
Quindi anche i ricchi avevano di che festeggiare.
Perché si dice sia anche “festa dei cornuti”?
San Martino è dunque festa del Vino novello, ma anche festa di un Santo, protettori di Soldati (comprensibile il motivo) ma anche…. Festa dei cornuti. Perché?
Le ipotesi sono molteplici: Potrebbe venire sia dalle libagioni e feste sfrenate dei contadini, su menzionate, ma anche dal fatto che era la festa in cui si donava/uccideva il bestiame, tra cui anche buoi.
O ancora, dall’arrivo nel sud Europa di alcuni costumi celtici, tra cui i famosi copricapo vichinghi muniti di corna.