Le vere (e complesse) origini dei riti di San Martino.
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Le vere (e complesse) origini dei riti di San Martino.

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Festa in cui, in compagnia, si celebra il vino novello, per i Salentini è un momento a dir poco sacro, al punto che molti salentini sparsi per lavoro in Italia e nel mondo tornano a casa, quando possibile, per vivere questa festa, che molti amano più del Natale.

Ma come si festeggia San Martino? Esiste solo nel Salento? Da che cosa e da dove provengono i suoi riti?

Rispondiamo a queste domande e scopriamo insieme come, nella festa di San Martino, c’entrino la ricorrenza cristiana, i riti pagani, i Celti, gli ungheresi, i francesi, i riti contadini e come, in questo giorno di novembre, si siano concentrati un numero enorme di avvenimenti diventati col tempo tradizioni e proverbi.

Ma andiamo per ordine:

Come si festeggia San Martino nel Salento?

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Le caratteristiche principali della festa sono tre:

1 – “La radunata”.
Che sia ristorante, che sia a casa, non si sta da soli. Si sceglie la famiglia, oppure gli amici, ma si sta insieme.

2 – Lu Mieru (il vino):
Si beve vino, in particolare il vino novello.

3 – Alcuni cibi tipici del Salento:
Accio (sedano), rape caure n’fucate (rape calde, cotte nella loro acqua) e, pittule (sulle quali abbiamo già speso più di qualche parola), castagne, cavallo o turcineddhi (interiora di agnello) per chi mangia carne.

Si festeggia solo nel Salento?

vino e pane enoteca puglia - salentodolcevita

No, non solo.
In Italia le celebrazioni del vino novello e dei prodotti autunnali sotto l’egida di San Martino sono presenti in molte province della Pianura Padana e del Triveneto (soprattutto Venezia) e in Trentino Alto Adige. Nel Sud si festeggia in Sicilia e nel Salento. Meno nota e sentita è invece questa festa nel resto della Puglia e in altre regione del centro e sud.

In verità San Martino è molto “sentito” anche in Francia, in Germania, in Ungheria e in diverse aree della Scandinavia.

In questi paesi si accendono grandi fuochi, si portano doni ai bambini, ci si scambiano auguri. Si festeggia ovviamente anche il vino, ma la festa è leggermente meno incentrata su questo aspetto.
I motivi di questa “disseminazione” e varietà di festeggiamento stanno tutte nelle sue origini.

Da che cosa proviene la festa di San Martino?

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Secondo la tradizione moderna, a San Martino si celebra la generosità di un santo, prima soldato valoroso di origine ungherese, (motivo per cui la festa è molto presente in Ungheria), poi eremita e ascetico in Francia e infine Vescovo di Tours (motivo per cui si celebra in Francia).

Sappiamo che, secondo la leggenda, ha donato metà del suo mantello e dei suoi viveri ad un povero (manifestazione divina) ricevendo in premio la così detta “Estate di San Martino”, cioè quei 2-3 giorni spesso climaticamente più caldi di metà novembre, spartiacque tra l’autunno e il vero inizio dell’inverno meteorologico.

Altro regalo dal cielo: il mosto che diventa vino.

In realtà tutti i riti legati a San Martino (il vino novello e la sua celebrazione, la convivialità, il banchetto) sono legati ad origini ben più antiche dell’istituzionalizzazione cristiana:

infatti la festa dell’11 novembre nacque in Francia sovrapponendosi ai pre-esistenti riti del Capodanno dei Celti, il “Samhain”, che no, non si esaurisce il 31 ottobre ma dura diversi giorni, trattandosi più che una data, di un intero periodo di passaggio al periodo più buio dell’anno.

Per questo, San Martino ancora si festeggia in molte parti del centro Europa e in Scandinavia.

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Celti a parte, le tradizioni cristiane già radicate facevano iniziare a metà novembre il periodo di digiuno e penitenza antecedenti il Natale e, dal momento che in questo periodo era necessario svuotare le botti per il vino nuovo, ecco che i contadini approfittavano di due giorni per godere dei prodotti della terra e terminare tutto il vino dell’anno precedente, condividendo momenti di gioia.

Sempre l’11 novembre, dopo l’istituzionalizzazione del calendario Gregoriano, accadeva anche un’altra cosa:
scadevano i contratti d’affitto delle terre, più o meno ovunque.

Per cui molti contadini dovevano traslocare o cambiare terra per lavorare e da qui deriva un modo di dire ancora molto diffuso in tutta la Pianura Padana e in alcune zone del Meridione che è “Fare san Martino” (fàa Sàn Martéen/fàa Sàn Martin, fèr Sàn Martèin) che vuol dire proprio traslocare o cambiare lavoro.

Allo scadere dei contratti di affitto, bisognava saldare eventuali debiti con i proprietari terrieri, pagando anche con animali da allevamento. In Francia i più pregiati e richiesti erano le oche (e infatti a San Martino i francesi mangiano l’oca e il fois gras), in Spagna e Italia il maiale (da cui proviene anche il detto spagnolo “ad ogni maiale il suo San Martino”).

Perché si dice sia anche “festa dei cornuti”?

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San Martino è dunque festa del Vino novello, ma anche festa di un Santo, protettori di Soldati (perché, come detto, si trattava di un soldato ungherese) ma anche…. Festa dei cornuti. Perché?
Le ipotesi sono molteplici: Potrebbe venire sia dalle libagioni e feste sfrenate dei contadini, su menzionate, ma anche dal fatto che era la festa in cui si donava/uccideva il bestiame, tra cui anche buoi.

Altra possibile spiegazione la si lega agli animali sacri agli antichi riti pre pagani (caproni e cervi e tutti gli animali con le corna, sacre nella simbologia pre-cristiana) .